Global China: opportunità e limiti dell’approccio internazionale della Cina

di Lavinia De Santis*a

 

Abstract

The meeting "Global China: opportunities and limitations of China's international approach" concerned  China's expansion into the international context and its challenges for Western democracies. The  conference covered the following topics:  1. the possible duration of the expansion of  China; 2. the synocentric ideology in China's international relations; 3. the Silk Road and the prospects for the European defence; 4. future relations between China and Brussels after Cornwall.

Key words: Global China, opportunities, limits, European defence.

 

Venerdì 18 giugno 2021 si è tenuto un convegno dal titolo “Global China: opportunità e limiti dell’approccio internazionale della Cina”, organizzato da «Europea» in collaborazione con il Centro di Studi d’area comparati Asia, Africa, America Latina (ASAFAL). Durante l’incontro sono state discusse, attraverso un approccio multidisciplinare, le molteplici opportunità e sfide dell’approccio internazionale della Cina. La conferenza si è aperta con i saluti istituzionali di Silvio Berardi, direttore di «Europea» e docente di Storia delle relazioni internazionali e di Storia dell’integrazione europea presso l’Università Niccolò Cusano di Roma ed è stata moderata da Matteo Antonio Napolitano, professore di Storia e istituzioni dell’Asia presso il medesimo ateneo.

 

1. Dalle stalle alle stelle. Ma quanto durerà?

Il primo ad intervenire è stato Gianfranco Lizza, professore ordinario di Geografia economico-politica presso l’Università Sapienza di Roma, con una relazione dal titolo “Dalle stalle alle stelle. Ma quanto durerà?”[1].

La scelta di tale titolo – ha spiegato - riguarda la circostanza per cui, fin dallo scoppio della prima guerra dell’oppio del 1839, che ha visto la Cina contrapporsi all’Impero Britannico, questa potenza si è ritrovata a dover subire una serie di umiliazioni ad opera del mondo occidentale, che hanno dato origine ad una latente volontà di rivalsa che oggi è esplosa in tutta la sua pienezza[2].

La travolgente ascesa economica cinese - ha proseguito Lizza - è la più straordinaria crescita economica mai registrata nella storia, soprattutto in questi ultimi quarant’anni. Lentamente, attraverso la Via della Seta, la Cina sta penetrando nelle economie dei Paesi occidentali, oltre a rappresentare una significativa potenza politica. E il paradosso da lui messo in luce è che questa crescita è avvenuta per merito degli stessi occidentali che, se da un lato hanno umiliato la Cina, dall’altro le hanno permesso di poter emergere, grazie soprattutto alla politica delle multinazionali e ai grandi investimenti effettuati dai sistemi democratici e liberali. A questa politica, tuttavia, la Cina non ha risposto come ci si sarebbe potuti aspettare, agendo perlopiù attraverso la leva del protezionismo interno. Il rischio a cui andiamo incontro, quindi, è quello di una nuova globalizzazione che potrebbe divenire di stampo cinese piuttosto che americano, alla quale noi occidentali dovremmo reagire.

Ma quanto durerà questa espansione? Come osservato dal professor Lizza, occorre distinguere tra due principali scuole di pensiero. Mentre i sino-ottimisti ritengono che la Cina riuscirà a controllare le tensioni sociali ed economico-finanziarie interne e a coagulare attorno a sé il mondo euro-asiatico per arrivare a costituire un nuovo polo di comando mondiale, i sino-pessimisti sostengono invece che tali tensioni la renderanno molto più vulnerabile e incapace di acquisire un’egemonia internazionale[3].

Tuttavia - ha proseguito Lizza - entrambe queste tesi non considerano quello che è il terreno centrale su cui, con ogni probabilità, si svolgerà la competizione tra potenze nel prossimo futuro, vale a dire la tecnologia. Lo sviluppo tecnologico oggi rende tutto estremamente vulnerabile per quei Paesi che non si pongono all’altezza di chi sta più avanti. Rispetto al controllo che il potere centrale della Cina esercita sull’utilizzo tecnologico e sulle reti di comunicazione e sulla capacità di manipolare le menti, in particolare, il sistema cinese contrasta con l’insieme dei valori democratici su cui si reggono i sistemi europei e statunitensi. Vi è addirittura un revisionismo storico[4] perseguito dalla Cina attraverso la cancellazione di eventi del passato, al fine di imporre quella verità che viene stabilita dal partito centrale.

Saranno le potenze occidentali in grado di contrastare tale modello autocratico ed affermare i propri sistemi democratico-liberali, sistemi con i quali la stessa Cina è diventata grande? Secondo Lizza, ciò dipenderà da quanto riusciranno a costituire una forza coesa, capace di superare nel più breve tempo possibile le tensioni interne che ne ostacolano il cammino.

2. L’ideologia sinocentrica nelle relazioni internazionali della Cina: una prospettiva storica

Il secondo intervento è stato quello di Andrea Francioni, professore associato di Storia delle relazioni internazionali presso l’Università di Siena e direttore del centro di studi ASAFAL, il quale ha presentato un contributo dal titolo “L’ideologia sinocentrica nelle relazioni internazionali della Cina: una prospettiva storica”[5].
Egli ha esordito citando un importante discorso pronunciato dall’attuale leader di Pechino Xi Jinping, nel corso dell’inaugurazione della mostra “La via della rinascita”, che si è tenuta nel novembre 2012 presso il Museo Nazionale Cinese. Durante tale discorso egli – che allora ricopriva il ruolo di segretario generale del partito comunista cinese - ha più volte citato Mao Zedong e ricordato che, nonostante le difficoltà estenuanti subite dall’avvio dell’età moderna, “il popolo cinese non si è mai arreso, ha sempre lottato ed è diventato artefice del proprio destino; ha avviato il glorioso processo di costruzione della nazione mostrando un grande spirito nazionale ardente di patriottismo”. Egli ha inoltre sottolineato lo sforzo incessante intrapreso nell’ultimo trentennio per intraprendere il grande “ringiovanimento della nazione cinese”[6].
Come notato da Francioni, le citazioni effettuate da Xi Jinping sono tutti chiari riferimenti alla Cina storica – vale a dire all’antico sistema internazionale cosiddetto “tributario”, che aveva il suo fondamento nell’egemonia della cultura cinese. Ciò è significativo in quanto mostra come il modello principale del “sogno cinese” non sia la Cina maoista, ma si identifichi con la Cina imperiale.

Ma il sistema tributario - ha proseguito - era un sistema compiuto in sé, che non aveva, cioè, bisogno di un interscambio per poter funzionare. Una volta entrato in crisi quel sistema, nonostante tutti gli sforzi profusi, la Cina ha perso la sua centralità nel contesto internazionale. Per rientrare nella “normalità internazionale” bisognerà aspettare le modernizzazioni degli anni Ottanta e la nuova linea di politica estera intrapresa da Deng Xiaoping che ha avuto un ruolo importante nel guidare la Cina sulla strada dello sviluppo[7].

Gli esempi richiamati da Francioni servono a mettere in evidenza come la questione del recupero della passata centralità si coniughi, per Pechino, con l’idea della rigenerazione nazionale: l’idea cioè che occorra rinfocolare il patriottismo cinese.
Le ripercussioni maggiori a livello di competizione internazionale – ha concluso – riguardano il settore economico, ma anche l’attenzione agli aspetti di natura militare-strategica è cresciuta notevolmente, come dimostrato dalla politica estera dei presidenti americani che si sono succeduti nell’ultimo ventennio.

3. La Cina e la Via della Seta

Il successivo ad intervenire è Agostino Severo, che nel corso della sua carriera ha ricoperto il ruolo di ricercatore nelle Facoltà di Economia e Scienze politiche della Sapienza di Roma, oltre ad aver collaborato in molte occasioni con il CNR e con il Ministero degli Affari esteri. In qualità di esperto di economia internazionale e di economia e politica agraria, egli ha presentato una relazione dal titolo “La Cina e la Via della Seta”[8].
Severo è partito dall’osservazione di quanto negli ultimi anni la Cina si sia trasformata da grande Paese esportatore in un Paese importatore e si sia sempre più rivolta al mercato interno, mostrando una crescente tendenza all’aumento dei consumi domestici, al fine di migliorare il proprio tenore di vita. Ultimamente – ha proseguito – si è assistito ad una crescita dei prezzi di produzione e ciò fa presagire un’imminente ondata inflazionistica. Né sono da sottovalutare i rischi per gli altri Paesi, tenendo conto delle interdipendenze economiche presenti nel mercato globale. Questa tendenza inflazionistica potrebbe durare, secondo l’ipotesi di Severo, fin quando vi sarà la pressione sui prezzi delle materie prime.
Egli è poi passato ad osservare come la pandemia abbia in parte frenato il processo di globalizzazione e ha ricordato, a titolo di esempio, la chiusura di sei giorni del Canale di Suez[9] che ha avuto significative conseguenze sul prodotto interno lordo globale.
Nel frattempo - ha proseguito Severo – all’interno della Cina si è registrato un forte impegno nella produzione industriale domestica autoctona, con una conseguente crescita della propria classe media. In contrapposizione, la politica statunitense – attraverso la scelta di una linea protezionistica e sanzionatoria verso la Russia e la Cina - si è orientata sempre di più verso la riduzione dei flussi di esportazione verso tali Paesi. Ma, come messo in luce da Severo, nel corso della crisi pandemica le piccole e medie imprese europee sono sopravvissute proprio grazie ai flussi di esportazione verso la Cina. La Germania, ad esempio, ha un rapporto di tipo preferenziale con Paesi come la Russia e la Cina.
Quanto alle caratteristiche della Via della Seta, Severo ha sottolineato come essa rappresenti oggi il simbolo della crescente integrazione economica tra Cina ed Europa, dove la seta non è più al centro degli scambi come in passato, ma acquistano sempre più rilevanza gli idrocarburi e i prodotti manifatturieri made in China. I corridoi strategici che potranno acquisire sempre un maggiore impatto geopolitico nel prossimo futuro – ha poi proseguito – saranno le seguenti:

1. la rotta del gas, che passando per il Turkmenistan raggiungerà la Turchia per poi arrivare nel Vecchio Continente;

2. la rotta dell’alta velocità che congiungerà Pechino con Berlino;

3. infine la rotta dei commerci che vedrà nei porti mediterranei i principali scali per le merci cinesi.

Si tratta di una realtà in divenire di estrema attualità, che traccia una mappa della grande strategia che nei prossimi anni potrà unire sempre più saldamente la Cina, il Medio Oriente e l’Europa.
In conclusione, Agostino Severo ha osservato come la Cina sia diventata una meta sempre più attraente per gli imprenditori italiani e molto verosimilmente continuerà ad esserlo anche dopo la pandemia. A tal proposito, risale al 2019 il memorandum del governo italiano con la Cina[10], che Mario Draghi ha affermato di voler “esaminare con attenzione” in occasione della conferenza stampa tenutasi a conclusione del G7 in Cornovaglia[11]. Staremo a vedere quali potranno essere gli scenari futuri.


4. La Cina dopo la Cornovaglia e Bruxelles: guerra fredda, o calda?

Il meeting si è concluso con Riccardo Sessa, già Ambasciatore d’Italia alla NATO e in Cina, nonché Vicepresidente della SIOI[12].
Il suo intervento - “La Cina dopo la Cornovaglia e Bruxelles: guerra fredda, o calda?” – nasce dalla sua constatazione di come il rapporto della Cina con il resto del mondo abbia subito negli ultimi anni una profonda trasformazione. Con l’attuale Via della Seta, in particolare, la Cina ha effettuato una straordinaria azione di potenza con la quale ha affermato la propria centralità sulla scena internazionale. A proposito dei numerosi progetti di espansione attualmente presenti in Africa, egli ha inoltre osservato come la potenza cinese non abbia fatto altro che colmare un vuoto che i Paesi Europei hanno lasciato in tale territorio.
Egli ha poi sottolineato come il modo in cui Pechino sta cercando di stravolgere un concetto come “un Paese, due sistemi” sul quale fino a qualche anno fa si erano basati i suoi rapporti con Hong Kong[13], crei seri problemi diplomatici nella comunità internazionale.
Di fronte a tale minaccia – ha proseguito – ed in modo particolare a partire dalla sua partecipazione al vertice del G7 appena tenutosi in Cornovaglia[14], il nuovo Presidente americano Joe Biden ha affermato una priorità molto chiara nell’agenda politica occidentale: gestire quella che può essere definita come una “nuova Guerra Fredda” tra le due prime potenze economiche del mondo: gli Stati Uniti e la Cina. Secondo l’Ambasciatore Sessa, in realtà, dietro la scelta di Biden di incontrare i propri partner in Europa si cela il timore di una diminuzione del sostegno da parte degli Alleati, di fronte ad una nuova forza sempre più in ascesa.
In altri termini, secondo il punto di vista dell'Ambasciatore, nel riaffermare la perenne validità del rapporto transatlantico, gli Alleati europei hanno mostrato - in particolare per quanto riguarda i rapporti con la Cina - un’autonomia notevole. Se da un lato nel comunicato del G7 è stato evidenziato il pericolo che la Cina rappresenta per l’Occidente in un’ampia varietà di settori, dall'altro però - ha commentato - non hanno ceduto fino in fondo alle pressioni americane. Lo stesso dicasi per il comunicato del successivo vertice NATO[15], che pur dedicando una significativa attenzione alla minaccia proveniente dalla Russia e dalla Cina, evidenzia la volontà di mantenere un dialogo politico aperto con tali potenze.
Quanto agli sviluppi futuri – ha concluso Riccardo Sessa - la sfida principale da affrontare nelle relazioni transatlantiche è quella di rivolgere l’attenzione non tanto sui temi che provocano le maggiori divisioni, ma su quelle questioni dove esistono maggiori spazi per un’intesa.

 

* Luiss Guido Carli, Roma.

[1]. Tra le sue pubblicazioni: G. Lizza (a cura di), Geografia della nuova Europa, UTET, Torino 1999; G. Lizza (a cura di), Paneuropa, UTET, Torino 2004; G. Lizza (a cura di), Geopolitica delle prossime sfide, UTET, Torino 2011.

[2].  Cfr. G. Bertieri Bonfanti, La guerra dell'oppio, Editype, Milano 1964.

[3].  Per una rassegna delle diverse prospettive sul futuro della Cina, si veda il contributo di Wu Yan, “Le concezioni cinesi del futuro: un breve excursus”, in Costellazioni, Numero Uno: Futuro, 1 marzo 2018, disponibile su: https://sinosfere.com/2018/03/01/wu-yan-le-concezioni-cinesi-del-futuro-un-breve-excursus/

[4].  Cfr. a tal proposito: Lwzws, Xi lancia la strategia del “ringiovanimento nazionale”, mondonuovonews: https://mondonuovonews.com/?p=20825

[5]. Tra le sue pubblicazioni: Medicina e diplomazia. Italia ed Etiopia nell’esperienza africana di Cesare Nerazzini (1883-1897), Nuova Immagine Editrice, Siena 1999; Il “banchetto cinese”. L’Italia fra le treaty powers, Nuova Immagine Editrice, Siena 2004; Le galere toscane a Corfù nel 1684. Due lettere inedite del Carteggio Redi, in «Studi Senesi», vol. CVI, fasc. 3, 1994, pp. 479-488.

[6]. Cfr. anche E. BUZZETTI, Il sogno cinese di Xi Jinping, AGI, 30 novembre 2012: https://www.agi.it/estero/agichina/il_sogno_cinese_di_xi_jinping-3240884/news/2012-11-30/

[7]. Vedi anche A. FRANCIONI, Guerra di parole “Minaccia cinese” e “Sviluppo pacifico” nel dibattito sull’ascesa di Pechino (1992-2005), 24 Gennaio 2014, in “Storia e Futuro”: http://storiaefuturo.eu/guerra-di-parole-minaccia-cinese-e-sviluppo-pacifico-nel-dibattito-sullascesa-di-pechino-1992-2005-i-parte/

[8]. Tra le sue pubblicazioni: Il bilancio alimentare agricolo italiano nell'ultimo ventennio del'900”. Agricoltura istituzioni Mercati, in «Rivista di diritto agroalimentare e dell'ambiente», n. 3, Franco Angeli, 2007; Introduzione alla cooperazione agricola in Olanda, Cooperazione in Agricoltura, n. 2, 1982; Studies of the agricultural Co-operatives in the Netherlands and in Italy: a thesis in partial fulfilment of the requirements for obtaining the Degree of Master of Development Studies, The Hague-Netherlands 1981.

[9]. Cfr. per maggiori informazioni la notizia sul Fatto Quotidiano, ll Covid ferma il porto cinese di Yantian. Già 50 navi in attesa di attracco. Per la logistica una crisi peggiore del blocco di Suez, 10 giugno 2021, https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/06/10/il-covid-ferma-il-porto-cinese-di-yantian-gia-50-navi-in-attesa-di-attracco-per-la-logistica-una-crisi-peggiore-del-blocco-di-suez/6225936/

[10]. Cfr. il testo del Memorandum d’intesa tra il governo della Repubblica italiana e il governo della Repubblica popolare cinese sulla collaborazione nell’ambito della “Via della seta economica” e dell’ “iniziativa per una via della seta marittima del 21° secolo” disponibile su: https://www.governo.it/sites/governo.it/files/documenti/documenti/Notizie-allegati/Italia-Cina_20190323/Memorandum_Italia-Cina_IT.pdf

[11]. Cfr. per maggiori approfondimenti: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/g7-cina-via-della-seta-draghi-c7095222-45c7-4d61-bd8f-158cd17a5df7.html

[12]. Tra le sue pubblicazioni: Storia di un sito e di un monumento, in “Atti del convegno sul turismo scolastico”, Salò, 1989; Autoanalisi di Istituto, in “Progetto Giovani”, Salò, 1993; La comunicazione educativa (software didattico); Gratarolo Bongianni, Tragedie, a cura di (R. SESSA), Liberedizioni, 2014.

[13]. Cfr. E. BUZZETTI, "Un Paese, due sistemi": il principio che regola i rapporti tra Hong Kong e la Cina, AGI, 15 novembre 2019https://www.agi.it/estero/hong_kong_proteste-6551501/news/2019-11-15/

[14]. Per approfondimenti cfr. il commento su LaPresse del 9 Giugno 2021: Biden in Europa: “Con alleati per mostrare unità a Cina-Russia”, https://www.lapresse.it/esteri/2021/06/09/usa-biden-in-europa-con-alleati-per-mostrare-unita-a-cina-russia/

[15]. Cfr. Euronews, NATO: Biden mostra gli artigli e avverte Cina e Russia, 14/06/2021: https://it.euronews.com/2021/06/14/vertice-nato-biden-mostra-gli-artigli-e-avverte-cina-e-russia