La Turchia: uno specchio della crisi del Mediterraneo

di Lavinia De Santis*

 

Abstract

The meeting “La Turchia: uno specchio della crisi del Mediterraneo”, concerned the implications of the activism undertaken by Turkey in recent years in different areas, from Libya through the Mediterranean to the Middle East. Among the topics discussed are: Turkey's strategic autonomy within the framework of its alliances, the complex relations between Turkey and the European Union and Russia.

Key words: Turkey, UE, international relations, Mediterranean

 

Venerdì 16 luglio 2021 si è tenuto un convegno dal titolo “La Turchia: uno specchio della crisi del Mediterraneo”, organizzato dalla rivista «Europea» in collaborazione con ISMEO e OSMED. Durante la conferenza sono state discusse le numerose implicazioni dell’attivismo che la Turchia ha intrapreso negli ultimi anni in diversi territori, dalla Libia passando per il Mediterraneo fino al Medioriente. Un attivismo che ha la sua origine nella volontà di riaffermare il ruolo della Turchia come potenza regionale.
La conferenza si è aperta con i saluti istituzionali di Gianluigi Rossi, docente di Storia delle relazioni internazionali presso l’Università La Sapienza di Roma e direttore scientifico di «Europea» ed è stata introdotta dal professor Silvio Berardi, professore associato di Storia delle relazioni internazionali presso l’Università Niccolò Cusano di Roma. L’incontro è stato moderato da Matteo Antonio Napolitano, professore di Storia e istituzioni dell’Asia presso la stessa università e Coordinatore di redazione di «Europea».

 

1. L’autonomia strategica della Turchia nel quadro delle sue Alleanze

Il primo ad intervenire è stato Carlo Marsili, il quale nel corso della sua lunga carriera diplomatica ha ricoperto vari e prestigiosi incarichi, tra cui quello di consigliere politico ad Ankara e di Ambasciatore in Turchia.
Nel presentare il suo contributo, L’autonomia strategica della Turchia nel quadro delle sue Alleanze2, egli ha esordito osservando come la grande popolarità interna di cui ha goduto il Presidente Erdogan negli ultimi anni sia venuta in parte meno, anche a causa della crisi economica degli ultimi anni, con il conseguente spostamento dell’attenzione del governo verso la politica estera e il ruolo internazionale della Turchia. Va in questa direzione l’intervento turco in Libia3, avvenuto in risposta al timore che la Turchia possa trasformarsi nell’anello debole del Mediterraneo e con l’obiettivo di contenere le spinte greco-cipriote, così come quelle egiziane ed israeliane che si sono moltiplicate negli ultimi anni e l’antico sogno russo di collocarvisi.
Con l’espansione nel Mediterraneo la Turchia si è quindi proposta quale nuova potenza marittima in uno spazio che si estende dal Mar Rosso al Golfo Persico al Mar Arabico, anche come complemento del successo della propria geopolitica africana che si è affermata negli ultimi anni. La posta in gioco, tuttavia, mette a rischio la pace tra i Paesi che compongono la NATO. Molto opportunamente, il segretario generale Stoltenberg ha quindi promosso un’opera di mediazione che risulta assai difficile da perseguire4.
Le ambizioni di Edogan si sono inoltre estese anche ad un altro fronte: quello della Siria, dove la Turchia da anni si sta barcamenando tra la Russia e gli USA. Il cambio di amministrazione a Washington con l’insediamento di Biden, il quale tra i primi atti di politica estera si è affrettato a riconoscere il genocidio armeno, ha ulteriormente complicato le già difficili relazioni bilaterali5. Anche dietro l’apparente cordialità nei rapporti con la Russia si cela un’ambiguità di fondo.
Tra gli avversari della Turchia in quest’area – ha proseguito Marsili - vi sono poi l’Egitto (nonostante la recente ripresa dei contatti bilaterali), Israele, con cui è tornata alla ribalta la questione palestinese, l’Arabia Saudita, gli Emirati e l’Iran. Unico alleato il Quatar che, in cambio di massicci investimenti, viene protetto dalla Turchia anche con una nutrita base locale.
Quanto ai rapporti con la Cina, qui pesa la questione dell’etnia turcofona degli uguri6, che Ankara si sente in dovere di proteggere. Tuttavia – ha proseguito - non bisogna sottovalutare, da un lato, il bisogno della Turchia di moltiplicare le proprie relazioni economiche e commerciali con la Cina, dall’altro il ruolo cruciale che nello scontro geopolitico tra l’Occidente e la Cina la Turchia può giocare in virtù delle connotazioni anti-cinesi dei paesi turcofoni dell’Asia centrale e della questione degli uguri.
Quanto all’Unione Europea, sul piano politico si sta toccando il livello più basso, con il rifiuto dei Paesi europei ad ammettere la Turchia nonostante le antiche promesse.
La NATO, infine, ha interesse a mantenere al proprio interno la Turchia perché Ankara detiene le chiavi del Medioriente.
Passando infine all’Italia, in questo quadro - ha proseguito l’Ambasciatore – appare opportuno chiedersi se gli interessi nazionali non convergano con quelli turchi più di quanto un giudizio superficiale lascerebbe credere.
L’Italia può svolgere un ruolo importante sia in Libia perché in quest’area gli interessi petroliferi tra i due Paesi possono convergere, sia nel Mediterraneo orientale. Infine nell’area dei Balcani, la radicata presenza turca potrebbe rappresentare uno stimolo a cooperare.
Ritrovare e ricostruire un ruolo comune con la Turchia in aree vitali per il nostro paese – ha concluso Marsili – potrebbe rappresentare un’opportunità di grande rilievo in termini strategici e costituire un modello per un nuovo e più equo sviluppo del Mediterraneo.

2. I complessi rapporti tra la Turchia e l’Unione Europea

Il secondo intervento è stato quello di Francesco Anghelone, professore di Storia delle relazioni internazionali presso La Sapienza di Roma, che ha presentato una relazione intitolata “I complessi rapporti tra la Turchia e l’Unione Europea”7.
Egli ha esordito osservando come negli ultimi sedici anni – a partire cioè dall’apertura dei negoziati per l’adesione della Turchia nel 2005 - l’Europa abbia proceduto a costruire la propria identità in chiave antiturca, con significative ripercussioni sull’evoluzione dei rapporti con questo Paese8.
Da parte sua, la Turchia, fin dalla costituzione della Repubblica, ha inseguito un avvicinamento costante all’Occidente non solo dal punto di vista delle riforme interne ma anche dal punto di vista della sua collocazione nei rapporti internazionali dopo la Seconda Guerra mondiale. Questo impegno turco ad una progressiva occidentalizzazione del proprio assetto ha portato in maniera molto faticosa all’apertura dei negoziati con l’Unione.
Ebbene, secondo Anghelone, proprio nel corso dei negoziati per l’adesione all’UE, sono emersi alcuni squilibri, in quanto molti dei Paesi entrati – con l’esclusione di Cipro e Malta9 - ruotano economicamente intorno al mondo austriaco e tedesco, con un conseguente rafforzamento di una precisa area dell’Europa a scapito di una dimensione mediterranea dell’Unione Europea. Occorre osservare come in una prima fase – anche per ragioni strumentali, l’interesse cioè a scardinare il potere dei militari in Turchia- Erdogan si sia fatto promotore di una serie di riforme richieste dall’Europa, come l’abolizione della pena di morte10 e l’autorizzazione ad usare la lingua curda nelle trasmissioni radiofoniche. Una cesura è rappresentata dal fallimento nel 2005 del progetto di adozione di una Costituzione europea, bocciato in Francia e in Olanda attraverso i referendum che furono condotti anche in chiave antiturca, dove il “no” alla costituzione rappresentava anche un “no” ad un’Europa che stava aprendo le porte alla Turchia11.
Secondo il punto di vista di Anghelone, tale atteggiamento di chiusura nei confronti della speranza turca di accesso all’Unione Europea avrebbe innescato un circolo vizioso di lungo periodo che condiziona pesantemente gli attuali rapporti tra l’UE e la Turchia. È proprio questa chiusura che avrebbe spinto il Presidente Erdogan a perseguire quel progressivo restringimento dei diritti civili e politici e quel rafforzamento anti-democratico del proprio potere che rende oggi assai difficile l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.
Tra gli altri problemi oggettivi vi è poi la questione dei rapporti con Cipro: il referendum votato nel 2004 dai greco-ciprioti che impedì la riunificazione dell’isola ha aggravato ulteriormente la situazione12.
In considerazione di questo quadro, nei documenti del Parlamento Europeo così come nelle conclusioni del Consiglio appare sempre più remota l’ipotesi di un ingresso della Turchia. L’unico aspetto su cui gli europei si mostrano più concilianti riguarda la gestione del fenomeno migratorio, rispetto a cui si sottolinea l’importante ruolo svolto dalla Turchia. Infine, al di là delle difficoltà fin qui richiamate – ha concluso Anghelone- l’Europa deve mantenere un dialogo aperto con la Turchia sia perché è l’unica strada per condizionare l’evoluzione turca in senso più democratico, sia per la rilevanza che la partnership commerciale della Turchia può assumere per l’Europa.

3. La Turchia vista da Est: considerazioni di un iranista

Il successivo ad intervenire è Adriano Valerio Rossi, professore ordinario di Filologia iranica all’Università L’Orientale di Napoli e Presidente di ISMEO, con una relazione dal titolo “La Turchia vista da Est: considerazioni di un iranista”13.
La prima questione di lungo-termine sollevata da Rossi è quella energetica, dal momento che – ha precisato - sono gli interessi energetici che spingono Paesi come la Cina a fare rotte nel Mediterraneo. Risorse come il gas e il petrolio sono state poi a lungo argomento di discussione tra la Turchia e gli USA.
Vi è, inoltre, la questione del movimento terroristico PKK, che i turchi dicono di combattere apertamente, ma vi è una differenza considerevole tra i rapporti ufficiali e quelli realmente intrattenuti con questo movimento.
Oltre ad illustrare la complessità del quadro delle relazioni della Turchia, egli ha richiamato le numerose iniziative territoriali di medio livello - molto poco enfatizzate in Europa – come l’ECO (economic cooperation organization), che riunisce Paesi come la Turchia e l’Azerbaigian, insieme a numerosi Stati dell’Asia centrale e meridionale, (dove si segnala l’assenza della Gran Bretagna) o altre istituzioni cooperative, come il Consiglio turco, che comprende Paesi di origine e/o lingua turca come il Kazakistan, l’Azerbaigian, la Turchia e il Kirghizistan14. Come ha osservato Adriano Valerio Rossi, si tratta di reti non solo economiche, ma anche di natura culturale, finanziaria e di comunicazione politica che si muovono nella logica secondo cui i destini di quella parte del mondo vengono decisi da chi abita in quella parte del mondo.Egli ha infine osservato la necessità per l’Europa di attuare una politica estera di medio-lungo termine e di prendere coscienza della grande realtà culturale dell’Eurasia.


4. Le aspirazioni della Turchia tra Mosca, Baku, Aleppo e Tripoli. Il ruolo di Panturchismo, Pan-islamismo e Neoliberismo nella corsa al dominio transregionale

Il meeting si è concluso con Federico De Renzi, già collaboratore di LIMES e di altre testate di geopolitica e cultura, esperto in storia politica e culturale della Turchia e dell’Eurasia centrale ed orientale e dal 2015 consigliere scientifico per la rivista «Mediterranean Affairs»15.
Il suo intervento - “Le aspirazioni della Turchia tra Mosca, Baku, Aleppo e Tripoli. Il ruolo di Panturchismo, Pan-islamismo e Neoliberismo nella corsa al dominio transregionale”– muove dall’osservazione dei numerosi tentativi di inserimento che la Turchia sta effettuando verso l’Asia centrale passando per il Caucaso. Va in questa direzione il recente intervento della Turchia nella guerra dei 44 giorni, il conflitto esploso nel 2020 in Nagorno-Karabakh tra Armenia e Azerbaigian, durante il quale la Turchia ha svolto un ruolo di primo piano nel fornire sia armamenti all’Azerbagian, sia consiglieri militari e truppe regolari e irregolari16, sfidando il predominio della diplomazia Russia in tale area.
Un altro importante ruolo della Turchia da lui ricordato è quello svolto nel perdurante conflitto della Libia, dove nonostante l’invio di militari e truppe a sostegno di Tripoli, lo stesso governo di Tripoli si è dichiarato insofferente della presenza di truppe straniere sul suo territorio17.
De Renzi ha inoltre osservato che la Turchia, se negli ultimi anni ha subìto delle debacles militari, sembra invece non subirne dal punto di vista di prestigio. I suoi affari sono infatti molto positivi non solo con l’Azebargian ma anche con il Kazakistan. Tutto ciò va di pari passo con una retorica panturchista e panislamista, attraverso cui la Turchia cerca di assumere un ruolo di guida del mondo turco e di quello arabo-islamico.
Altro aspetto da segnalare riguarda l’assenza di veri e propri canali di dissenso nei confronti del governo: larga parte della popolazione della Turchia appoggia infatti il Presidente Erdogan. E quando emergono delle sacche di resistenza, non si tratta dell’eco di rivendicazioni ma - perlomeno dopo le terzultime elezioni – esse appaiono delle casse di risonanza del governo che nei fatti coincide con la figura del Presidente.
Ma cos’è l’identità turca e cosa offre tale Paese all’estero? La Turchia è prima di tutto un Paese in conflitto con se stesso, essendo figlia di una guerra – il conflitto italoturco18 inziato con la dichiarazione di guerra italiana nel 1911.
La Turchia – ha proseguito De Renzi - è un Paese che non riesce ad avere pace in casa né con i vicini. Unica eccezione è l’Azerbagian, che è il solo ad avere dei forti legami linguistici con la Turchia, anche se culturalmente emergono non di rado delle contrapposizioni.
Quanto ai rapporti con la Russia - ha concluso De Renzi – la Russia è l’unico paese che l’ha sempre combattuta in tutte le guerre tra l’impero ottomano e quello russo. La Turchia è consapevole, dunque, che i russi, se provocati, possono rispondere molto efficacemente e che la Russia ha dietro di sé tutto il resto dell’Eurasia.

1. Luiss Guido Carli, Roma.
2. Tra le sue pubblicazioni: C. MARSILI, La Turchia bussa alla porta. Viaggio nel paese sospeso tra Europa ed Asia, Milano, Università Bocconi Editore, 2011; C. MARSILI, “La questione curda”, in Tra storia internazionale e diplomazia parallela. Scritti in onore di Gianluigi Rossi, Aracne, Marzo 2021, pp. 267-275 .

3. Cfr. V. TALBOT, Perché la Turchia interviene in Libia?, ISPI, 10 gennaio 2020, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/perche-la-turchia-interviene-libia-24800
4. Cfr. M. MELONI, Nato, Stoltenberg: Fondamentale il ruolo dellaTurchia, Eastwest, 6 giugno 2021: https://eastwest.eu/it/nato-stoltenberg-turchia-grecia/

5 Cfr. F. RAMPINI, Biden riconosce il genocidio degli armeni: "Gli orrori non si ripetano mai più". Ankara: "Grave errore", La Repubblica, 24 aprile 2021: https://www.repubblica.it/esteri/2021/04/24/news/biden_genocidio_armeni-297892416/
6. Cf: F. D’APRILE, La repressione degli uiguri in Cina continua, nel silenzio dei Paesi musulmani, 31 luglio 2020: https://www.linkiesta.it/2020/07/uiguri-cina-genocidio-campi-paesi-islamici-silenzio/

7. Tra le sue pubblicazioni: F. ANGHELONE, Roma 1944-1960: rinascita di una citta, serie Istituto di studi politici S. Pio V, Palombi Editori Modena 2019; F. ANGHELONE, La Troika sull'Acropoli: la Grecia ai tempi dell'austerity, Bordeaux, Roma 2014; F. ANGHELONE, Al di la del muro : la dissidenza nei paesi del socialismo reale, Apes Editrice, Roma 2012.

8. Cfr. la Risoluzione del Parlamento europeo sull'apertura dei negoziati con la Turchia al link: http://presidenza.governo.it/usri/confessioni/normativa%20europea/PE%20risoluzione%2028%20settembre%202005.pdf

9. Cfr. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=LEGISSUM:e50017&from=NL
10. Cfr. La Repubblica, Turchia, abolita la pena di morte, 6 luglio 2001, https://www.repubblica.it/online/mondo/ocalan/penamorte/penamorte.html

11. Cfr. Il Progetto di trattato che adotta una Costituzione per l'Europa (non ratificato) al link: https://www.europarl.europa.eu/about-parliament/it/in-the-past/the-parliament-and-the-treaties/draft-treaty-establishing-a-constitution-for-europe

12. Vedi N. RADICINI, Cipro dice "No" al piano di Annan, 04 maggio 2004: http://www.ninniradicini.it/articoli/cipro_referendum_riunificazione_2004.html

13. Tra le sue pubblicazioni: A. V. ROSSI, Incontri di lingue e culture nel Mediterraneo dell'eta imperiale, in Roma, la Campania e l'Oriente cristiano antico: Giubileo 2000: atti del Convegno di studi: Napoli, 9-11 ottobre 2000, a cura di L. CIRILLO, G. RINALDI, pp. 257-271; A. V. ROSSI, Iranian lexical elements in Braahui, Istituto universitario orientale, Napoli 1979; A. V. ROSSI, Linguistica mediopersiana 1966-1973: bibliografia analitica, Istituto orientale di Napoli. Annali. Supplemento, n. 5, Napoli, 1975.

14. Cfr. R. POMFRET, The Economic Cooperation Organization: Current Status and Future Prospects, in «Europe-Asia Studies», vol. 49, no. 4, 1997, pp. 657–667. JSTOR, www.jstor.org/stable/153718. Vedi anche A. FRUGIUELE, Il Consiglio Turco: Panturchismo in Asia centrale, AMIStaDeS
15. Tra le sue pubblicazioni: F. DE RENZI, Perché si muore in Darfur, in «Limes: rivista italiana di geopolitica», 3(2006), pp.161-174; F. DE RENZI, Il sogno del Turkestan orientale, in “Cindia la sfida del secolo”, n. 4, 2005.
16. Cfr. C. MINORA, La guerra dei 44 giorni, il conflitto più violento degli ultimi trent’anni nel Nagorno-Karabakhdi, 23 maggio 2021, Geopolitica.info: https://www.geopolitica.info/la-guerra-dei-55-giorni-il-conflitto-piu-violento-degli-ultimi-trentanni-nel-nagorno-karabakh/
17. Cfr. V. NIGRO, Libia, la Turchia schiera altri soldati, 9 luglio 2021, La Repubblica, https://www.repubblica.it/esteri/2021/07/09/news/libia_turchi_russi_wagner_miliziani_soldati_haftar_elezioni-309715261/<br />18. Vedi, per approfondimenti, A. BALDINETTI, “La mezzaluna Rossa d'Egitto e la Guerra Italo-turca.”, in «Africa: Rivista Trimestrale Di Studi e Documentazione Dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente», vol. 46, no. 4, 1991, pp. 565–572. JSTOR, www.jstor.org/stable/40760632.22 luglio, https://www.amistades.info/post/consiglio-turco-panturchismo-asia-centrale